Chi non ricorda il claim cantato dai simpatici gnomi “Veniamo giù dai monti / dai monti del Tirolo / Cantiamo tutti in coro Loacker che bontà”? Senza dubbio la loro simpatia ha aiutato Loacker a imporsi sul mercato degli anni Ottanta, ma la storia di questa azienda inizia molto prima, per la precisione nel lontano 1925 quando Alfons Loacker, classe 1901, a soli 25 anni riuscì ad acquistare la pasticceria di Bolzano in cui aveva lavorato fin da ragazzo e ad avviare un’attività tutta sua, con l’aiuto di due soli dipendenti. Già, perché Loacker, che molti pensano essere un’azienda austriaca, è in realtà un’eccellenza tutta italiana, nata proprio dal talento e dalla determinazione di Alfons Loacker.
Dalla Cialda di Bolzano ai Wafer Napolitaner
Alfons si specializzò nella produzione della “cialda di Bolzano”, una sfoglia croccante e sottilissima, decorata con un disegno che richiama il reticolo dell’alveare, e farcita con creme. Il suo pregio principale è di conservarsi friabile a lungo: un dolce all’apparenza semplice che si richiamava alla tradizione dei famosi wafer, la cui origine si perde nel tempo.
Il nome wafer, infatti, deriva da waba, termine di origine incerta (anglosassone o germanica) che indicava il favo di miele o l’alveare, come suggerito dalla stampa della cialda. I wafer, del resto, sembrano avere antenati sparsi in tutta Europa: dal biscotto belga gaufre con la tipica forma a grata, al waffel tedesco, più grande e morbido, tutti accomunati dal disegno a reticolo. Tra le più apprezzate creazioni del pasticcere altoatesino ci sono i wafer alla crema di nocciole chiamati “napolitaner” perché fatti esclusivamente con nocciole della provincia di Napoli, considerate le migliori.
Un’azienda d’alta quota
Nel 1958 il figlio Armin entra in azienda come responsabile della produzione e amplia l’attività. Il punto di svolta si ha però negli anni ’60 quando, con il forno automatizzato per i wafer, la produzione cresce a livello esponenziale e l’esportazione muove i primi passi grazie alla confezione “salva-freschezza”. Fedele al motto: “Un prodotto naturale si produce in un ambiente naturale”, nel 1974, Armin apre un nuovo stabilimento ad Auna di Sotto, a mille metri di quota sugli altipiani del Renon.
Oggi Loacker Spa mantiene la sua sede principale Auna di Sotto (BZ) e possiede un nuovo stabilimento presso Heinfsel, nel Tirolo Orientale. Alla guida dell’azienda la terza generazione della famiglia, con Ulrich Zuenelli (nipote di Alfons) in qualità di CEO, Andreas Loacker responsabile del reparto Sviluppo e Martin Loacker Presidente del Consiglio di Amministrazione.
I numeri del successo
Con i suoi oltre 1000 dipendenti, l’azienda produce 38.000 tonnellate di wafer ogni anno utilizzando solo nocciole italiane. Loacker ha chiuso il 2022 con un fatturato globale di 418 milioni, in crescita del +12% rispetto al 2021 e del +52% rispetto all’ultimo decennio. È presente in oltre 100 Paesi e il secondo mercato dopo l’Italia è rappresentato dall’Arabia Saudita, mentre è in forte espansione in Cina e in America.
Una filiera sostenibile
Uno dei punti di forza dell’azienda è senza alcun dubbio la filiera sostenibile, che comprende oggi diversi progetti finalizzati a stabilire nuovi standard per l’uso delle materie prime nell’ambito della responsabilità ecologica e sociale. Tra questi spiccano il progetto Noccioleti italiani che coinvolge le regioni Veneto, Umbria, Toscana e Marche e il Cocoa Farming Program, grazie al quale Loacker sostiene – in collaborazione con Altromercato in Ecuador e Sucden e Agroforce in Costa d’Avorio – i produttori locali di cacao da cui si approvvigiona. Inoltre, vanno evidenziati il progetto del latte 100% alpino e prodotto da animali alimentati con mangimi non Ogm e quello della vaniglia Bourbon in Madagascar grazie al quale Loacker lavora ogni giorno al fianco di piccoli agricoltori malgasci per ottenere una vaniglia equa, trasparente e sostenibile.
Complimenti a chi porta i sapori e i valori delle montagne e i wafer Made in Italy nel mondo.
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