“Fabbricante vermicellaio dal 1820”: così si firmava Giuseppe Grondona, che iniziò la sua attività come mugnaio all’inizio dell’Ottocento, dando il via a quella che sarebbe diventata una delle più longeve aziende familiari italiane. Presto Giuseppe iniziò l’attività di pastaio, producendo principalmente vermicelli, per utilizzare la farina con cui veniva pagato dai contadini che andavano a macinare il grano al suo mulino.
Fu però il figlio Francesco che, alla fine del secolo, diede avvio ufficialmente all’attività di famiglia specializzandosi nella produzione di pane e pasta, mentre è con Orlando, figlio di Francesco, che l’attività vira decisamente verso la pasticceria. È infatti Orlando, che studia i lieviti madre e i biscotti maltizzati, a iniziare a sfornare i “biscotti del Lagaccio”. Questi biscotti venivano prodotti fin dalla fine del 1500 e devono il loro nome a un quartiere di Genova in cui si trovava un bacino artificiale che veniva utilizzato per alimentare le fabbriche di polveri da sparo.
Il legame con il territorio
I biscotti del Lagaccio, apprezzati anche da Giuseppe Garibaldi, sono però solo il primo prodotto della tradizione che Orlando recupera e presto la produzione comprende anche i “biscotti della salute”, biscotti leggeri prodotti soltanto con il lievito madre e senza lievito di birra.
Siamo nei primi decenni del Novecento e una buona parte dell’attività di Orlando consiste dal farsi raccontare dalle massaie genovesi le ricette dei dolci tipici, ricette che lui annotava su un quaderno nero. Questo mitico quaderno divenne importantissimo per la tradizione della famiglia Grondona e viene custodito dalla famiglia come oggetto prezioso ancora oggi!
Nasce la tradizione, con un’immagine-simbolo
Con la quarta generazione della famiglia, rappresentata dal figlio di Orlando, Francesco, altri prodotti della tradizione genovese si affiancano ai biscotti del Lagaccio e dal forno di Grondona escono così canestrelli e pandolci. In questo periodo nasce anche l’immagine-simbolo del “vecchio e la bambina”, immagine che rappresenta il valore della tradizione familiare e di un prodotto capace di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita. Quest’immagine, nel 2020, in occasione del bicentenario dell’azienda, è anche diventata un francobollo emesso da Poste Italiane per celebrare l’importante ricorrenza.
Produzione industriale, cura e qualità artigianale
Se tutto si è evoluto con l’industrializzazione della produzione, l’attenzione per la qualità e l’accuratezza nella scelta degli ingredienti è rimasta invariata. L’unico lievito utilizzato è quello madre, non viene usato lievito di birra; il burro viene controllato per ogni singola partita; le nocciole arrivano direttamente dal Piemonte e i pinoli utilizzati sono quelli lunghi, di Pisa. L’aroma di limone viene realizzato spremendo gli agrumi direttamente in azienda; le uvette vengono selezionate a mano e sono banditi coloranti e conservanti. Tutto all’insegna della cura e della qualità.
Le acquisizioni e i riconoscimenti
L’azienda cresce anche attraverso una serie di acquisizioni (Bonifanti, Duca d’Alba, e Bocchia) e apre una serie di negozi e pasticcerie in Piemonte chiamate “100% Fabbriche Dolciarie”.
Grondona, con i suoi 204 anni di storia di azienda familiare, dal 2021 entra anche di diritto a far parte del prestigioso club “Les Henokiens” a cui sono ammesse per l’appunto solo imprese familiari con più di due secoli di attività. Oggi la sede di produzione è uno stabilimento di oltre ottomila metri quadrati altamente tecnologico e all’avanguardia. La tradizione familiare si coniuga quindi con tecnologia, cura artigianale e distribuzione capillare. Grondona vende infatti in 25 Paesi sotto la guida dell’AD Francesco Grondona. Recentemente, i suoi “Cuor di biscotto” sono stati scelti e prodotti in esclusiva per la Fondazione Telethon per sostenere la Ricerca di malattie genetiche rare.
Complimenti a chi crede nella tradizione, nella ricerca e porta l’Italia nel mondo!
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