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Made in Italy
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Marco Carpineti – Made in Italy

Limito: il vigneto labirinto per perdersi e ritrovarsi (nella natura)

Il vigneto labirinto, che mira a trasformare ciò che è produttivo in un’opera d’arte in grado di accogliere i visitatori, si inserisce in un contesto da sempre totalmente improntato al biologico e al rispetto delle risorse naturali.

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Si chiama Limito, è a due passi da Roma e, con la sua estensione di ben tre ettari, è il vigneto-labirinto più grande al mondo. Limito è un progetto di land art inaugurato il 6 giugno 2024 all’interno della Tenuta Antoniana di Marco Carpineti, tra i Comuni di Bassiano, Sezze e Sermoneta (RM). L’idea di un vigneto la cui forma si discosti radicalmente dal classico filare, a favore di una struttura sinuosa e avvolgente come quella del labirinto, è di Paolo Carpineti, figlio del fondatore Marco, classe 1987, nato e cresciuto nell’azienda di famiglia. Il concetto alla base del progetto è quello di accogliere i visitatori con un’esperienza immersiva, sfidandoli a perdersi e ritrovarsi nella natura. Un gioco che richiama gli antichi passatempo dei nobili rinascimentali, ma che è anche una sorta di metafora della vita, in cui non si smette mai di cercare la propria strada, anche tornando indietro quando la direzione è sbagliata. Per rendere il luogo ancora più unico e suggestivo, a segnare l’inizio del percorso è stata messa a disposizione dei visitatori un’altalena gigante: un ovale che richiama il logo aziendale, alto sette metri e largo cinque, dall’evocativo nome Otium. L’opera è firmata da Alessandro Pistilli.

“Limito” è un progetto che porta la firma dello Studio di Architettura del Paesaggio Fernando Bernardi ed è il frutto di un lungo lavoro di studi e di rilievi; basti pensare che il disegno è stato realizzato interamente a mano. “Vogliamo rendere le nostre tenute, nate e pensate per produrre uva, dei musei a cielo aperto. Trasformare ciò che è produttivo in qualcosa di artistico. Tornare a parlare di bellezza, creatività, ingegno e distintività. Ciò che ha reso l’Italia per secoli una terra di bellezza e bacino di una capacità del “fare” unica al mondo”, spiega Paolo Carpineti in un’intervista a Wine news.

Marco Carpineti: un successo all’insegna del biologico

Vale sicuramente la pena conoscere più da vicino il progetto imprenditoriale di Marco Carpineti, che inizia la sua attività nel 1986, da una piccola casa di campagna con un pergolato, situata lungo la via Francigena nelle montagne di Cori, a sud di Roma. Man mano, alla piccola casa si aggiungono una serie di tenute: da Tenuta Capolemole presso Cori a Tenuta San Pietro a metà tra i parchi naturali di Torretta Vecchia e Ninfa; da Tenuta Pezze di Ninfa a Norma a Tenuta Antoniana a Sermoneta.

La filosofia che guida l’azienda è da sempre totalmente improntata al biologico e al rispetto delle risorse naturali. “Il biologico ha convinto tutti della sua bontà, dovrebbe essere imposto per legge. Non possiamo mangiare o bere veleno” dice Marco Carpineti in un’intervista a Slowine Fair. E continua: “La naturalità la ricerchiamo ovunque. In vigna, la conoscenza approfondita delle piante ci porta a praticare un’agricoltura rispettosa. In cantina, la conoscenza approfondita della materia prima, dell’uva, ci porta a filtrare pochissimo, a ricorrere alle fermentazioni spontanee, e ad aspettare di più per ottenere il prodotto che abbiamo in mente”.

Vitigni antichi, vini moderni

Il legame profondo con il territorio è solo un altro aspetto dell’attenzione alla naturalità di Carpineti. Da sempre, infatti, l’azienda coltiva solo vigneti autoctoni, come Abbuoto, Bellone, Greco Nero, Nero Buono. Il vitigno Abbuoto, in particolare è davvero antichissimo se si pensa che di lui parlava già Orazio nei suoi poemi. Non si tratta però di un’operazione nostalgia, di puro recupero: questi vitigni, infatti, hanno dimostrato di poter dare vita a prodotti innovativi come lo spumante Kius, fortemente voluto da Paolo Carpineti. Si tratta di un metodo classico biologico, nato dalle antiche uve di Bellone e Nero Buono, coltivate nella tenuta di San Pietro. A lui si aggiunge lo Nzù Nero Buono, un vino biodinamico che affina nelle anfore di argilla selezionata nella collina di Cori e infine Dithyrambus, il primo rosso di riserva di Marco Carpineti che nasce dalle alture del Colle Paolino nella tenuta Capolemole.

Carpineti Terrae e lo sguardo al futuro

Un’agricoltura sostenibile, quindi, che nasce una profonda conoscenza del territorio e delle sue uve, e uno studio del passato che è anche uno sguardo al futuro. Carpineti oggi è un progetto che si chiama Carpineti Terrae, un’esperienza aperta a tutti attraverso una serie di esperienze in azienda volte ad approfondire la cultura del vino e del biologico. “Faccio bene il mio lavoro, perché ne possano godere anche gli altri. Oggi in azienda lavorano i miei figli, circa 40 collaboratori diretti, e lavoratori esterni. Mi riempie il cuore pensare che il benessere aziendale sia un benessere condiviso da tutti quelli che lavorano qui, e anche dal consumatore finale” conclude Marco Carpineti.

Complimenti a chi porta il vino biologico Made in Italy nel mondo!

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