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Made in Italy
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Liquirizia, femminile singolare: Lady Amarelli e il suo “oro nero”

Una lunga storia, fatta di passione, tradizione e innovazione, che ruota intorno alla liquirizia, pianta dalle molteplici proprietà che cresce spontanea nelle coste ioniche della Calabria.

tempo di lettura5 minuti

Quando si dice innovare per crescere, non si può non raccontare la storia della Amarelli Srl, brand Made in Italy, tra i più longevi e rinomati oggi nel mondo. Un’eccellenza che da 11 generazioni produce una liquirizia DOP purissima.

Una pianta dalle proprietà note fin dall’antichità

Alla base di questa storica azienda c’è la Glycyrrhiza – dal greco dolce radice – meglio nota come liquirizia, una pianta conosciuta già nell’antico Egitto, in Assiria e in Cina, dove fin dall’antichità è stata utilizzata in medicina per curare la tosse, i disturbi del fegato e le intossicazioni alimentari. In Europa, la liquirizia cresce spontanea nelle regioni mediterranee, come le coste ioniche della Calabria, in particolare tra Rossano e Corigliano, dove sembra sia stata introdotta dai monaci Benedettini intorno all’anno 1000.

Il primo “concio” per la lavorazione Made in Italy

Ma è solo a partire dal 1731 che la sua diffusione e il suo trasporto diventano più agevoli; in quell’anno, infatti, la famiglia Amarelli, già dedita alla lavorazione della liquirizia, realizza un impianto proto-industriale, detto “concio”, per l’estrazione del succo dalle radici di questa benefica pianta.

Prima di allora, le ingombranti radici di liquirizia dovevano essere trasportate in tutta Europa fino ai luoghi dove venivano cotte, operazione non sempre facile e che non sempre valorizzava al massimo le qualità del prodotto.

Qualità apprezzata nel modo

Per generazioni, la famiglia Amarelli ha continuato a lavorare la liquirizia e, delle settanta aziende nel settore della liquirizia attive a Rossano, la Amarelli è stata l’unica a sopravvivere alla concorrenza internazionale.

Valorizzando al massimo l’impiego del prezioso “oro nero” e riuscendo a produrre una liquirizia DOP purissima, Amarelli è riuscita a posizionarsi sui banconi di Harrods, di Galeries Lafayette, e di Fortune&Mason e, ora è riuscita a conquistare i mercati asiatici e il Brasile.

Imprenditoria al femminile

Alla base di un successo che si mantiene inalterato nel tempo, c’è senza dubbio la continua volontà di innovazione, tratto distintivo anche della guida di Pina Amarelli, classe ’45, convinta da sempre che solo innovando si cresce!

Prima donna in Calabria a rappresentare un’impresa negli anni Ottanta e nominata Cavaliere del lavoro dall Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Pina Amarelli è stata l’ideatrice di nuovi prodotti tra cui le iconiche scatoline in metallo con immagini di archivio.

Sua anche l’idea del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli, aperto nel 2001, premiato con il Guggenheim e dichiarato Patrimonio Culturale Italiano. Pina è anche l’unica donna al vertice della prestigiosa associazione les Henokiens, che raccoglie le imprese familiari.

«Se penso a tutto quello che ho fatto, mi sembra irreale», ha dichiarato nel corso di un’intervista al Messaggero di qualche anno fa. «Paradossalmente quelli che potevano essere gli elementi di svantaggio, il fatto di essere donna e fare impresa al sud, si sono rivelati i miei punti di forza. Ero l’unica donna, una voce fuori dal coro. La mia presenza destava stupore, all’inizio, e poi ammirazione. Si sentivano tutti spiazzati e mi portavano rispetto».

La sua stessa visione d’impresa è stata abbracciata dal nipote Fortunato Amarelli, attuale CEO dell’azienda, che ha investito nell’automazione del ciclo produttivo prevedendo però sempre la tradizionale figura del Mastro liquirizaio.

Oggi Amarelli mantiene la sua sede sede a Rossano(CS), impiega decine di dipendenti e vende in tutto il mondo fatturando milioni di euro.

Complimenti a chi da secoli porta la Calabria e il Made in Italy nel mondo!

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