Le intuizioni che portano al successo possono accadere in qualsiasi momento. Ad Angelo Pelliconi, per esempio, è bastato soffermare l’attenzione sul tappo a corona di una bibita americana per pensare che riprodurlo nella sua piccola azienda di minuteria metallica poteva essere una buona idea per allargare il business. E così è stato, ma “allargare il business” può essere considerato un eufemismo se si pensa ai numeri odierni di Pelliconi Spa: 32 miliardi di chiusure all’anno, pari a 61 mila al minuto e mille al secondo, 16 mercati mondiali, 8 sedi con oltre 700 dipendenti.
Da un’intuizione il successo
Tutto inizia nel 1939 quando Angelo Pelliconi apre la sua “Ditta Angelo Pelliconi (DAP)” e presto diventa leader nel settore delle chiusure per bottiglie in tutto il mondo. Nei primi anni ’50 arrivano due grandi clienti: Pelliconi firma, infatti, un contratto con Sanpellegrino – che da allora resterà cliente dell’azienda emiliana, commissionando negli anni milioni e milioni di tappi – e con Coca-Cola di Atlanta.
Negli anni ’70 tutta la produzione viene realizzata nello stabilimento di Ozzano dell’Emilia (BO) e sono già 4 miliardi i tappi prodotti ogni anno, per il mercato europeo e africano. Gli anni 90 vedono l’apertura dello stabilimento di Atessa (Chieti) che permette di raddoppiare la produzione e l’inizio dell’espansione all’estero con le filiali in Germania e Francia aperte rispettivamente nel 1997 e nel 1998. Nel 2008 viene fondata Pelliconi Egypt. L’azienda inaugura la produzione dei tappi a strappo nel 2009 e nel 2016 viene aperta in Cina una nuova linea produttiva dedicata a questo tipo di tappo.
Ricerca, sviluppo e innovazione
Pelliconi continua a investire in ricerca e sviluppo con un’attenzione quasi maniacale per la qualità ed è senza dubbio questa la ragione del suo successo. È del 2016 l’apertura di un intero reparto dedicato proprio a ricerca e sviluppo e se si considera che il tappo a corona è un oggetto apparentemente semplice e a basso contenuto di tecnologia, nato addirittura alla fine dell’Ottocento, è chiaro che riuscire a portare innovazione è una vera e propria sfida. Una sfida raccolta, sia sul fronte della produzione – riuscire a produrre più di 60.000 tappi al minuto richiede una certa complessità operativa – sia dal punto vista della sostenibilità, con lo studio dei materiali e con una gestione del business attenta all’impatto ambientale.
Questo però non esclude l’innovazione sul prodotto, che c’è stata e continua a esserci. Tra risultati più innovativi – e sono tanti – ricordiamo la chiusura “Flower Cap”, un’innovativa chiusura da 26 mm per bottiglie con apertura pry-off e twist, e SOPURE®, una chiusura senza PVC da 51 mm ideale per gli alimenti per l’infanzia.
Una multinazionale di famiglia
Negli anni l’azienda rimane proprietà della famiglia. Subito dopo Angelo Pelliconi sarà la moglie a tenere le redini, seguita dal genero Franco Gnudi, marito dell’unica figlia. Negli anni ’90 il timone passerà invece a Marco Checchi, marito di Claudia Gnudi, nipote di Angelo. La sua leadership imprime una fortissima accelerazione alla produzione, che passa da 4 a 32 miliardi di tappi.
Responsabilità sociale e sostenibilità
Il modello di business di Pelliconi contempla anche un legame privilegiato con gli stakeholder, dipendenti e non solo. Ogni anno, infatti, l’azienda devolve parte degli introiti a favore di attività sociali, artistiche e culturali, con un focus sull’idea di redistribuzione della ricchezza e con un’attenzione particolare alla responsabilità sociale. “Siamo convinti che il nostro approccio alla sostenibilità del business sia stata una scelta etica importantissima per arrivare ad essere l’azienda che siamo oggi, nel totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente” ha affermato l’amministratore delegato di Pelliconi in un’intervista a Forbes Italia.
Complimenti a chi porta l’innovazione anche nei prodotti apparentemente più semplici!
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