Secondo l’annuale classifica di Bloomberg, prestigiosa agenzia di stampa internazionale specializzata in economia e finanza, i Ferrero sono tra le trentacinque famiglie più facoltose del pianeta. Ma questo fatto, per quanto significativo, non basta certo a rendere giustizia al talento di tre generazioni di una famiglia che fatto la storia dell’imprenditoria italiana.

Una storia che comincia nel lontano 1946 con Pietro Ferrero che, partendo da un negozio nella piccola città di Alba, crea un’azienda dolciaria globale di successo. Un successo che non si misura soltanto in termini di fatturato, ma parla soprattutto di creatività, di coraggio e attenzione al pubblico, anzi, a “Valeria”, come soleva dire Michele Ferrero riferendosi ante litteram a quella che oggi nel linguaggio del marketing chiameremmo diligentemente “persona”.

Attorno a un “love brand” come Nutella, il gruppo Ferrero ha così creato un welfare sul modello pensato e voluto da Adriano Olivetti e, nel mondo, l’azienda porta avanti da anni valori fondamentali come lealtà, fiducia, rispetto e solidarietà, che prendono corpo in progetti sociali. La produzione avviene in oltre trenta stabilimenti tre dei quali – Camerun, Sudafrica e India – rappresentano imprese sociali.
A partire dal 2006 Ferrero ha aperto infatti stabilimenti in zone in via di sviluppo, investendo per creare know how. Un legame particolare quello tra l’Africa e la famiglia Ferrero: nel 2011 vi morì improvvisamente Pietro, fratello di Giovanni. Ma questa terra è anche protagonista di alcuni romanzi di Giovanni Ferrero, oggi a capo del Gruppo: “Il cacciatore di luce” (Rizzoli 2016), “Il canto delle farfalle” (Rizzoli 2010) e “Il giardino di Adamo” (Mondadori, 2003). Giovanni, infatti, insieme all’attività imprenditoriale porta avanti, con l’understatement che lo contraddistingue da sempre, la sua passione per la scrittura.

Una famiglia italiana, un’azienda globale, perché creatività e talento possono avere radici ma non hanno mai confini.